MARVELIT PRESENTA…

 

Goblin è- III Parte

di Vale AlbaDiggi

 

Johnny Storm avanza in silenzio nel buio di un ex magazzino della Oscorp; non riuscendo neanche a vedere dove mette i piedi, il ragazzo dei FQ, inciampa in una cassa fuori posto, producendo un discreto rumore. Subito una mano si poggia al centro del suo costume a molecole instabili, stringendo il simbolo 4.

- Vuoi fare attenzione? – bisbiglia Devil, allentando la presa. 

- Non è nel mio stile, Dev… -

- Già, forse preferivi seguire lo Scrier con la Fantasticar e arrivare qua dentro in pompa magna! -

- Se questo è il loro quartier generale… -

- No, non è il…quartier generale? Che razza di termini usi? Comunque sono solo in due, quello che abbiamo seguito e un altro vestito allo stesso modo. -

- Io non vedo nulla… -

- Ma io si! Cioè…sento che sono qui…ora taci! -

Quando il battibecco termina, gli straordinari sensi di Matt riescono a captare la discussione dei due Scrier a distanza.

- Qualcuno lo sta cercando. – fa lo Scrier seguito dai due supereroi.

- Lo so. Il Nostro Signore è stato intercettato dalla Gatta Nera e da Octopus. – risponde l’altro.

- C’è qualcun altro, mi sono appena scontrato con la Torcia Umana dei Fantastici Quattro e Devil. -

- Bisogna tenerli lontani dal Sire, specialmente ora che è vulnerabile. -

-  Basterà tenere occupati i due eroi; se quel che mi hai detto è vero, il Ragno farà di tutto per stare lontano da noi, quindi abbiano tutto il tempo di eliminare quei due. Avvertirò gli altri. -

- Sono qui fuori, a un centinaio di metri di distanza, piazzati sui tetti. -

- Cosa aspettano? -

- Questo. -

Il senso radar di Devil percepisce l’aumento di temperatura anomalo, lo spostamento d’aria e il suono del raggio d’energia, mentre la sua voce fa appena in tempo a gridare – Giù! –

 

La sede della Oscorp situata sulla 24° strada può essere paragonata alla piccola bottega degli orrori. Essa infatti, fa parte di un vecchio progetto di Norman Osborn, negli anni in cui era ancora tutt’uno con Goblin; il progetto in questione aveva un nome composto da numeri e cifre, come tanti altri, ma era tutt’altro che comune: esso mirava all’elaborazione di una formula segreta per la creazione di paraumani, in pratica una nuova versione della formula di Goblin. A questo filone di ricerca se ne sono aggiunti altri con il tempo, tanto che alla fine quella sezione della Oscorp, è finita per mettere le mani su ogni composto potenziante prodotto negli ultimi anni, ed ha inoltre creato numerosi apparati per scopo bellico che non sono mai usciti da quella sede. Il direttore di quella succursale delle Osborn Industries, Vincent Hensert, è l’unico uomo che abbia seguito dall’inizio l’evoluzione del progetto, gli altri, chi perché ha lasciato quel lavoro, scandalizzato, chi perché è morto nel tentativo di sperimentare qualche nuovo prototipo, sono stati tutti sostituiti. Vincent è un uomo sui sessantacinque anni, basso, due occhi azzurri stanchi che ne hanno viste tante, il volto roseo incorniciato da capelli bianchi e radi e da due folte basette bianche. Ultimamente, anche la sua poltrona ha vacillato un po’, dato che il grande capo Osborn, riacquistata la ragione, aveva quasi deciso di smantellare quel progetto, ma preso da mille altri problemi, lo ha dimenticato.

“Siamo così vicini all’elemento Omega che sarebbe stato un crimine terminare le attività in questo modo.” Pensa ora Vincent, osservando la grande finestra della sala centrale che da su New York.

Quando avviene, il rumore è assordante. La vetrata di tre metri e mezzo per sei si infrange, quando quello che era un puntino lontano diviene un uomo con strane appendici metalliche legato con qualcosa di bianco e aggrovigliato. L’essere sbatte contro il vetro, facendolo esplodere, per poi atterrare ai piedi di Vincent, paralizzato dalla paura. Hensert ha riconosciuto l’uomo imbussolato da quella strana sostanza: è Otto Octavius, il dottor Octopus. – Ahhh! – si lamenta il criminale, cercando di muoversi.

- Non lamentarti. – fa una voce fuori dalla finestra – Sono stato fin troppo gentile. – detto questo, l’Uomo Ragno sguscia dentro, camminando sul soffitto.

- Tu. – fa poi il ragno umano rivolgendosi a Vincent – Fa uscire tutti dal palazzo. Hai cinque minuti.-

In quattro minuti e trentacinque, l’edificio si svuota quasi completamente.

 

- Fallo di nuovo e io….nooo! – Norman Osborn precipita per cinque piani, poi un cavo in fibra di vetro e kevlar si tende strattonandolo per la schiena. Per alcuni secondi, Osborn si trova a penzolare di fronte ad una finestra coperta parzialmente dalle tende. Nell’appartamento, una giovane donna si infila nella vasca da bagno ricolma di schiuma.

“Beh, poteva andarmi peggio.” si ritrova a pensare Norman, mentre viene ritirato sul tetto.

- Immagino di non potervi chiedere di rigettarmi giù? – chiede Norman, mentre la Gatta Nera lo prende con forza e lo solleva.

- Togliti quello sguardo da vecchio sadico dalla faccia. – gli intima subito Felicia.

- Oh, non era rivolto a te. – risponde Norman.

Mary Jane Watson-Parker, nel sentire quella frase, chiuse meglio la scollatura del vestito.

- No, Mary Jane, non parlavo neanche di te. -

- Dimmi cosa sai su quello che è successo all’Uomo Ragno, o sganciamo il cavo. – si ritrova a dire MJ.

- Non lo farai. Non sei un’assassina… – ribatte Norman.

- Neanche io, - lo interrompe la Gatta – infatti se sganciassi il cavo mi lancerei per salvarti. Forse. -

- Buona Gattina, - fa la rossa, indossando uno dei guanti artigliati di Felicia – dunque, Norman, hai detto bene, non sono un’assassina… - dicendo questo MJ si fa avanti con sensualità verso l’industriale -…ma potrei farti molto male. –

Gli artigli oscillano delicatamente sul volto di Osborn, che improvvisamente si contrae. Il suo morbo genetico si sta di nuovo facendo sentire.

- Cosa vi importa di quell’Uomo Ragno? Non era Peter, era Goblin! – mormora Norman in preda ai dolori.

- È Peter. – fa MJ – Gli Scrier gli hanno fatto qualcosa e ora è fuori controllo. -

- Non è fuori controllo. – spiega l’industriale – È Goblin. Non capisco come, ma si è liberato ed ora…però, quella voce sembrava proprio quella di Peter… -

- Era lui. – fa convinta la Gatta.

- Ti prego aiutaci. – insiste MJ.

Entrambe le donne puntano i loro occhi splendidi e sensuali sul volto di Osborn, mentre la risposta si forma lentamente nella mente dell’industriale.

 

Matt Murdock esegue un doppio salto mortale all’indietro per evitare il raggio sparato da uno degli Scrier. Il suo senso radar gli segnala che Johnny ha acceso la sua fiamma.

- Ehi Diabolico, questa trama è ripetitiva! – grida la Torcia, volteggiando mentre fronteggia lo Scrier. Ehhhmmm…forse ha ragione…

Le finestre al piano superiore esplodono simultaneamente, quando decine e decine di Scrier piombano dentro il magazzino gridando:

- Libertà per il re dei Goblin! -

- Morte! Morte! -

“Oh, cazzo!” pensa Devil, percependo la scena.

- Johnny! Non ce la faremo mai! – grida poi, mentre tre Scrier gli si fanno avanti.

- Come sapevano che eravamo qui? -

- Devono averci visti seguire il loro compagno; i battiti dei loro cuori erano agitati infatti, ma io non ho capito il perché in tempo! - 

Gli Scrier, in breve, riempiono il magazzino, circondando i due eroi. Nonostante tutti possano lanciare energia, utilizzano poco questo vantaggio per non colpirsi l’un l’altro.

- Io ho un’idea, ma mi serve il tuo aiuto. – ribatte Johnny ustionando parzialmente uno Scrier. 

- Hai la mia attenzione. -

- Chiudi tutte le aperture, poi ci penso io. Possiamo usare quelle lastre di ferro e la mia fiamma. -

- Dimmi cosa… -

- Non ora! -

Vedendo la convinzione della Torcia, Matt si lancia attraverso la mischia di Scrier, raggiungendo una delle lastre di ferro indicategli da Johnny. Reggendo la lastra con una mano, l’avvocato di Hell’s Kitchen lancia il suo bastone verso una trave e si libra in aria, verso una finestra; Johnny intanto lancia fuoco tutto intorno, di modo da tenere lontani gli Scrier. Quando Matt si trova davanti all’apertura, Johnny salda la lastra contro la finestra.

“Ne restano due e la porta che da al secondo piano.” pensa Matt, ringraziando il fatto di trovarsi in un magazzino con poche finestre. Nel frattempo Johnny prende una lastra di ferro e volando arriva subito davanti a un’altra finestra.

- Il nostro regno su tutto! – grida uno Scrier lanciandosi dall’aliante contro la Torcia. Con l’essere avvinghiato, Johnny perde quota, spengendo la sua fiamma per non uccidere l’avversario. La mano dello Scrier si accende, pronta a lanciare energia, ma Johnny lo scaraventa via poco prima di finire al suolo.

- Peter…dovrai per lo meno pagarmi una birra…una fabbrica di birra… - fa Storm, sorridendo, mentre torna a saldare la lastra.

Murdock intanto volteggia in aria con un’altra piastra, verso l’ultima finestra, quando il senso radar percepisce due raggi di energia in arrivo da due direzioni diverse. Per evitare i colpi, Devil lancia in alto la lastra di ferro, poi piega le gambe e gira in aria in posizione fetale, mentre l’oggetto metallico rotea sulla sua testa. Quando ricade sulle braccia di Matt quest’ultimo grida:

- Johnny! Colpiscimi! COLPISCIMI! -

In una frazione di secondo la Torcia esegue, senza cercare di capire per essere più veloce. Una lingua di fuoco investe l’uomo senza paura, che si ripara dietro la lastra, mentre il colpo lo sbalza verso la finestra. Poco prima di venire schiacciato, Devil si tira fuori, mentre la fiamma salda l’apertura. Liberandosi dall’assalto di due Scrier, Johnny afferra l’ultima lastra e vola verso la porta, l’unica entrata rimasta.

- Devil devi uscire ora! – grida.

- Che hai intenzione di fare? -

- Esci, lascia l’edificio e rientra fra tre minuti esatti. -

- Ma… -

- Tre minuti. –

L’avvocato cieco di Hell’s Kitchen si rende conto che Johnny sta facendo uno sforzo sorprendente per non venire sopraffatto dalla paura per quello che sta per fare e che nonostante questo non ha intenzione di fermarsi. Spingendo via alcuni Scrier, Matt infila la porta, mentre percepisce un calore che salda la lastra di ferro alla porta. Superata la rampa di scale, raggiunge una finestra e si getta fuori agganciandosi al tetto con un bastone.

Johnny Storm vola al centro del grande spazio, circondato da Scrier.

- Ok. Fiamma. Tanta fiamma. -

- Ma che… - fa Matt all’esterno.

I sensi di Matt percepiscono un aumento impressionante della temperatura, concentrato nel mezzo del magazzino, come un grande falò il cui calore gli permette di “vedere” un’istantanea della scena: gli Scrier si agitano confusi e accecati dalla luce, mentre la fiamma aumenta di intensità.

“Ma che sta facendo? Il calore non è abbastanza forte per fermarli! Che ha in mente?”

Dopo due minuti e mezzo, Matt percepisce cosa sta accadendo, grazie al calore di Johnny: alcuni Scrier cadono a terra, stremati, altri barcollano, altri ancora perdono il controllo del proprio aliante. In breve, tutti svengono mentre Johnny, ora spento, stramazza anche lui al suolo.

- Johnny… -

Matt si precipita verso la fabbrica, e avvicinandosi percepisce i battiti sempre più lenti dei cuori di tutti. Una volta entrato al secondo piano, si rende conto che la porta è bloccata dall’interno da una lastra di ferro saldata contro la parete.

- Dio! Come mi servirebbe una forza sovrumana! – fa Devil, colpendo la lastra inutilmente. Poi afferra un estintore attaccato alla parete e colpisce la parete ferrea con quello, ripetutamente fino a lacerarla leggermente, creando un passaggio sufficiente per passare sdraiato all’interno. Appena dentro al grande stanza, il Diavolo Rosso si rende conto che non c’è quasi aria, a parte quella che entra dal foro da lui creato.

“Questo avevi in mente! Hai bruciato tutto l’ossigeno, Johnny!”

Cercando di trattenere il respiro, l’uomo senza paura raggiunge la Torcia che giace sopra un gruppo di Scrier. Subito, lo porta vicino all’apertura per farlo riprendere, ma il ragazzo non respira.

- No! – fa Devil facendogli un massaggio cardiaco e la respirazione artificiale – No! Riprenditi! RIPRENDITI! -

- Piantala di baciarmi! – mormora l’eroe dei FQ riprendendosi all’improvviso.

- TU! – grida Matt.

- Li ho stesi tutti eh? Dobbiamo aprire subito le finestre o soffocheranno… -

- Sei debole… -

- Ero già ferito, ti ho mentito prima, lo Scrier non mi ha preso proprio di striscio e… -

- Attento! – grida Matt percependo prima l’esplosione.

Una delle finestre saldate esplode, facendo penetrare la luce. Subito entra un aliante, seguito da molti altri. Questa volta non sono vestiti da Scrier, ma da Goblin e sono molti di più. –

- Grazie per aver fermato questi idioti, - esordisce uno dei folli – non volevano capire che il vostro amico appartiene alla SETTA DEI GOBLIN! -

Matt sente il movimento degli alianti e percepisce le bombe zucca, mentre dice – Oh, porca p… -

 

Il servizio di sicurezza della Oscorp è fra i più avanzati, ma quello di questa divisione è forse ad un livello inarrivabile, dato che ogni guardia è stata selezionata e addestrata con cura e con la somministrazione di introsteroidi parapotenzianti, gli stessi che permisero a Mac Gargan di diventare lo Scorpione, assieme ad un milione di altri intrugli. I gradi sono stabiliti in maniera molto elementare a seconda delle capacità fisiche e strategiche; quando entrano in azione, e questo avviene di rado, dato che di solito si utilizzano corpi di sicurezza esterni, ognuno ha poche regole: la prima, sopravvivere e possibilmente a non uccidere i compagni, ma comunque è vietato lasciare la propria posizione prima di aver eliminato la minaccia; la seconda, obbedire ai gradi; la terza, cercare di non danneggiare le apparecchiature della Oscorp; per il resto tutto è permesso. In dotazione hanno un fucile a impulsi modello T-395 che al confronto i latveriani T-277 sono pistole ad acqua, e granate di un tipo sconosciuto, molto simili a quelle usate da Goblin, tranne per la forma. Ripassatosi tutto questo nella mente Maximilian Hoovin si accosta alla parete e sporge dall’angolo il suo fucile; nessuna reazione. Quando anche lui fa capolino dal muro, il calcio dell’Uomo Ragno lo fa volare contro la parete. Gli introsteroidi agiscono in fretta, anestetizzando il danno, ma un secondo colpo fa perdere del tutto i sensi a Max.

La figura Rosso-Blu, sguscia così in un laboratorio, trainando con sé il fagotto di tela in cui è imbussolato Octopus. Una volta nel laboratorio, Peter sigilla le porte con la ragnatela.

- È qui? -

- Si, è qui. Slegami. – risponde Octavius.

- Se mi hai mentito… -

- Mi hai chiesto il posto più adatto per curare un paraumano, e questo è il paese dei balocchi paraumani firmato Osborn Corporation. Qui siamo nel laboratorio F45, il più fornito. -

- E tu come lo sai Otto? -

- Giro intorno a questo posto da anni; lo conosco perché ho lavorato per la Oscorp. Ci sono un sacco di giocattoli che mi servirebbero. Ora slegami! -

In poco tempo, Peter toglie la sua tela dal corpo di Octopus, lasciandola solo sulle braccia meccaniche per immobilizzarle.

- Queste restano bloccate, per la mia sicurezza. – fa Peter.

- Mi libererò in pochissimo. – ribatte Otto.

- Ho bisogno del tuo aiuto. – continua Parker, stupendolo – Goblin mi ha fatto qualcosa, e… -

Oh Peter, torna da me. È Gwen Stacy a parlare, lei dietro a Octavius, viva, triste, irreale. Bella.

-…e… - continua Peter cercando di ignorarla -…adesso sembra che lui mi controlli, controlla il mio corpo, per questo ti stavo pestando a quel modo, non ero io, era Goblin. –

- Non mi sembra che controlli solo il tuo corpo. – fa notare Octopus, notando i movimenti della testa di Peter.

- Tu devi scoprire cosa mi ha fatto, perché la formula di Goblin non c’entra nulla con questa cosa…Reed Richards mi ha liberato dall’influsso del composto di Osborn. -

- E cosa ti fa pensare che ti aiuterò? – chiede Octavius, sornione.

Torna con noi Peter. Non mi riconosci? Sono Ben, tuo zio. Gwen è così preoccupata.

- Tu… -

Torna…

- Io…devo… -

Torna con noi.

- NO! Cioè… - fa Peter cercando di riprendersi - …cioè…tu, Otto mi aiuterai. Sai perché? Per tre motivi: uno, Goblin te le ha date di santa ragione, e sono certo che vuoi vendicarti di lui… -

- Idiozie. -

- …due, se mi aiuti, quando sarò guarito io me ne andrò da questo posto e lascerò che tu prenda ciò che vuoi senza fermarti. È la tua occasione per rubare ciò che ti serve… -

- Questo è interessante. -

- …tre, in questa sacca di Goblin ho abbastanza esplosivo per far saltare in aria te, me, e tutto questo stabile. Se non mi aiuti… -

- Tu non uccidi. -

- Mettimi alla prova, Octavius. Provaci, dopo quello che ho passato. -

Otto Octavius osserva quegli occhi a specchio; la rabbia sembra trasparire anche da quelli.

- Cominciamo pure. Mettiti dietro quello schermo a raggi x. -

Peter, sorridendo dietro la maschera, esegue il suo ordine. Quando l’apparecchio si accende, sullo schermo appare l’immagine dell’ossatura di Peter, mentre Gwen e zio Ben lo squadravano con i loro occhi puntati. Il dottor Octavius avvicinandosi all’immagine spiega cosa vede:

- Oh…eccolo qua…c’è un dispositivo nella tua nuca…qualcosa di piccolo e pulsante…mi stupisce che Mr. Fantastic non l’abbia trovato. -

- Non poteva usare nessuno strumento su di me, ero immerso in un liquido che curava il mio DNA, ma che lo rendeva momentaneamente più instabile; i raggi x avrebbero… -

- Si…si…lo so! Ora taci. Non so come curarti, dovrei estrarlo per… -

- Oh, si, certo. Mi farò senz’altro operare da uno dei miei peggiori nemici. -

- Ti ricordo che sono un dottore plurilaureato! -

- Nonché macellaio e assassino! -

- Cosa?! Io ti… -

Lui non ti vuole, Peter. Torna da me, dalla tua sposa, la tua vera sposa.

- Gwen…io… -

- Cosa blateri, insulso? – grida Octopus, colpendolo con un tentacolo semilibero. Spidey vola per la stanza e atterrando, si riprende dalla trance.

- Non sai quanto ti sia grato, Otto. – fa Peter, estraendo una bomba zucca – Ma rifallo e salti in aria.-

- Non mi ucciderai! -

- Per come sono ridotto, non me ne importa nulla. -

- Posso curarti. –

 

Scortato dalla Gatta Nera e da MJ, Osborn guida l’auto della Parker fino alla sua villa di Westchester. Il viaggio non dura molto, ma il silenzio lo rende insopportabile. Quando l’auto si ferma, Norman è il primo a parlare:

- Siamo arrivati. -

- Lui è qui? – chiede MJ.

- Si. -

- Come ci aiuterà questo? – chiede la Gatta.

- Se gli hanno fatto qualcosa, siamo gli unici a poter porre rimedio. – risponde Norman aprendo lo sportello. Uscendo dall’auto MJ osserva il panorama: la casa si staglia su un cielo plumbeo, circondata dai campi e da cinque pali disposti intorno all’edificio. I tre si dirigono subito all’interno della villa. È deserta, nessun domestico o custode.

- Ho licenziato tutti da quando è qui. – spiega Norman.

La porta per i sotterranei è controllata da un sistema di sicurezza con un codice a venti cifre.

- Anche se i numeri sono molti, non li ho mai dimenticati. – fa Osborn finendo di digitare. Le imposte improvvisamente si chiudono con paratie d’acciaio, mentre tutto piomba nell’oscurità. 

- Che storia è questa? – fa Felicia.

- È il sistema di sicurezza. Quando qualcuno apre la porta blocca tutte le uscite, così in caso di errore, lui non fuggirà. -

- Ma la porta quando si apre? – chiede Mary Jane.

- Beh, dovrebbe…oh, no! -

Due lucine si accendono nell’oscurità. Luci rosse, che si moltiplicano, fino a diventare decine.

- Sono droidi di sicurezza. Non dovevano scattare, qualcuno ha riprogrammato il codice! – fa Osborn.

- Una trappola! – grida Felicia.

- NO! – fa una voce gelida – NON UNA TRAPPOLA, MA UNA VENDETTA. LA VENDETTA DI GOBLIN! -

 

Devil salta ancora, evitando un’altra bomba zucca. Fra le braccia, tiene Johnny, ferito.

- Arrendetevi, non avete scampo! – grida un Goblin.

- Battuta originale. – fa Matt, gettandosi contro il nemico e stordendolo.

Con un altro salto, Devil esce dal magazzino e lanciando il suo bastone sale sul tetto. Una volta in cima però, si trova faccia a faccia con uno dei Goblin, quello che li ha guidati là.

- Sei affaticato? Non ti sei accorto di me? – fa quello colpendolo con un pugno. In effetti Matt è deconcentrato, a causa dello sforzo, ed è riuscito a malapena a percepire il punto d’appoggio. Ora, con un salto, si porta fuori dalla portata del nemico e posa in terra Johnny; subito dopo percepisce l’arrivo dell’avversario, ed evita appena un suo colpo. In un istante, si fa avanti per attaccare, ma la Torcia colpisce il Goblin in pieno volto con una fiammata dicendo:

- Non sono mica moribondo! -

Mentre la maschera verde brucia, il bastone di Devil colpisce il Goblin in pieno volto.

- Ahhhhh! – grida il criminale. Intanto gli altri Goblin hanno circondato il tetto e ora minacciano di attaccare. Allora Matt, circonda il suo prigioniero con la corda del suo manganello.

- Se vi avvicinate lo strozzo. Ho capito che è un vostro capo, o non sarebbe rimasto quassù. -

- N…non…lo farà… - mormora l’altro, senza troppa sicurezza.

- Lo farò se non mi dite come guarire l’Uomo Ragno e cosa centrano gli Scrier. –

- Loro sono i nostri nemici. – fa uno dei Goblin.

- TACI! – ribatte il capo, ma poi si zittisce, perché Devil stringe il cavo. -

- Parla: perché? –

- Dicono di aver liberato il nostro signore, ma siamo stati noi. Abbiamo creato il modo per donargli il Ragno, loro lo hanno saputo e hanno cercato di superarci, con un rituale. In qualche modo il rituale ha attivato le nostre macchine, e perciò, per un periodo abbiamo condiviso il sire. Ma Goblin è nostro, non degli Scrier! -

- Voglio sapere un nome, un luogo…per salvare l’Uomo Ragno. PARLA! – grida Devil. L’altro tace, non sa che fare, ma infine cede. – Devi… - ma il resto viene coperto dalle grida degli Scrier.

Si sono ripresi e ora attaccano i loro nemici. Devil lascia subito la presa del Goblin per andare da Johnny, ma questi si è già librato in aria all’attacco.

- Sempre di corsa. – commenta Matt, attaccando a sua volta.

Gli alianti sfrecciano in cielo formando una fitta nube di metallo e fuoco, una nube che si sposta, verso Westchester.

 

- Questi generatori elettromagnetici, dovrebbero disattivare il congegno che hai nella nuca. Dovrai fartelo rimuovere presto, però. – spiega Octavius, sistemando gli ultimi cavi.

- Non puoi…semplicemente premere un bottone? – chiede Peter.

- Ciò che hai in testa è grande quanto una scheggia, secondo te ci sono bottoni? -

Gwen e Ben stanno di fronte alla cabina dei generatori, per impedirne l’entrata.

- Ah, Ragno… - fa Octavius – quei congegni elettromagnetici della tua cura erano adibiti ai sigilli dei sistemi di radiazioni…la loro potenza potrebbe stordirti…forse ucciderti… -

- A te non importa, vero Otto? Beh, neanche a me. – risponde Peter, entrando nella cabina.

- Posso chiederti una cosa? -

- Sentiamo, Octavius. -

- Cosa ti sta facendo Goblin? Cioè, accetti la possibilità della morte senza battere ciglio… -

- Lui…mi riporta in un mondo che ho già visitato di recente… -

- Quando? -

- Quando ho combattuto lo Scorpione. -

- Di che mondo parli? -

Negli occhi di Gwen appaiono lacrime.

- Un mondo di fantasmi. -

- Bah…non capirò mai… -

- Un’ultima cosa, Octopus…se sverrò, prova ad avvicinarti, prova a toccare la mia maschera o anche solo ad alitarmi in faccia e me ne accorgerò. E allora… -

- Oh, taci. – ribatte il dottore dando il via al processo senza preavviso.

I generatori si attivano, e quantità incredibili di energia elettromagnetica attraversano il corpo di Peter. All’inizio è un semplice calore, poi ogni cellula grida BASTA! Non c’è dolore, solo l’organismo non vuole stare lì e la mente invece…la mente vorrebbe non esistere, compressa in una scatola di spunzoni d’acciaio, che trafiggono i pensieri.

Zio Ben inizia a mutare, e con lui Gwen.

Il calore si concentra dietro la nuca, nel congegno.

Le due figure si fondono.

Ora c’è dolore. Molto dolore.

Goblin sorride…

- Ora basta! Otto! Spegni! -

Goblin sorride…

- Basta, ho detto…BASTA! Peter infrange la cabina, alcuni cavi saltano, mentre Octopus, ormai libero, si fa avanti urlante.

- Non è finito! Idiota, se non sai reggere un po’ di dolore… -

Il pugno di Peter mette fine a tutto questo.

- Arriverà qualcuno. Andrai di nuovo in galera, Octavius…ma grazie…grazie mille. -

Il dottore è intontito, ma capendo le parole di Spidey, fugge, verso il suo obiettivo.

Peter sorride sotto la maschera, sentendosi libero. C’è appena un eco lontano dei pensieri di Goblin, una voce. Poi il senso di ragno esplode.

 

- MJ, Osborn…uscite fuori di qui! – grida Felicia, colpendo con un calcio uno dei droidi di sicurezza.

- No, Gatta… - fa MJ.

- È inutile stare a parlare…il sistema di sicurezza ha bloccato tutte le porte e… - Norman tace. Qualcosa lo ha tirato nel buio e ora è scomparso.

“D’accordo, finiamola.” pensa la Gatta Nera, lanciandosi contro un droide nel buio. L’avversario fa per rispondere, ma si trova infilzato dall’arpione di Felicia.

- Colpa tua. Ti sei distratto. – fa l’ex ladra.

Mary Jane Watson Parker si è rintanata in un angolo della stanza, cercando di restare immobile e di respirare il meno possibile. Improvvisamente si rende conto di aver lasciato May senza dire una parola. “Dormiva quando l’ho lasciata; ho creduto che fosse da zia Anna, ma…la verità è che mi sono dimenticata di lei!” Un droide nota il pulsare del suo cuore, sempre più veloce.

“Dormiva e ora quando si sveglierà i suoi genitori non ci saranno più…perché mi sono dimenticata di lei…”

Il droide è ormai a pochi passi da MJ.

“…non è giusto. Per May, tutto questo non è mai stato giusto. Peter, i suoi poteri, le mie proteste, io stessa…non è giusto.”

Sentendo in sé la rabbia, il furore crescere a dismisura, la rossa si alza per affrontare il droide, afferrando una lampada.

 

La guerra fra Goblin e Scrier sta attraversando i cieli di Manhattan. New York, abituata alle battaglie fra paraumani, di fronte a quell’incredibile spettacolo in cielo si paralizza. Solo la polizia, i giornalisti e i fotografi si muovono a bordo di auto e furgoni, seguendo lo scontro attraverso la città. Cosa strana, vista l’entità dell’evento, J.J.J. ha inviato sul luogo ben tre giornalisti e altrettanti fotografi, non badando a spese.

- Sembra che abbiano preso parte alla battaglia Devil e la Torcia Umana. – spiega una giornalista davanti ad una telecamera – Mentre i Vendicatori sono in arrivo, lo S.H.I.E.L.D. è già qui e si sta preparando ad un attacco. Non si sa ancora nulla degli altri Fantastici Quattro, ma probabilmente arriveranno a breve. Non si conoscono i nomi dei due gruppi che stanno… -

In quel momento la Fantasticar solca il cielo, facendo allontanare alcuni Scrier e Goblin.

- Johnny! – grida Sue.

- Sorellina! -

Devil nota appena l’arrivo dei FQ, impegnato nel tentativo di limitare i danni della lotta. La confusione, i tanti oggetti in volo e le vibrazioni, gli rendono difficile percepire gli appigli, perciò è costretto a spostarsi lentamente, ma ha un vantaggio: nessuno dei due gruppi ha in mente di attaccare né lui né Johnny, vuole solo annientare gli altri.

- Johnny! Vai con loro, sei ferito! – grida infine Matt.

- NO! Hai bisogno di aiuto e…Sue…attenti! – grida Johnny poco prima che la Fantasticar venga colpita da un raggio d’energia.

- Susan…perdiamo quota… - fa Reed – Lo schermo non ha retto… -

- Sto cercando di tenerla su con un campo di forza…ma riesco solo a planare… -

- Ehi Infuocato…vieni a darci una mano… - grida Ben.

Johnny non ha perso tempo, ma non potendo sorreggere la Fantasticar, crea una corrente d’aria calda che la faccia planare dolcemente a terra, proprio davanti alla squadra dei Vendicatori. Reed, Sue e Ben, escono rapidamente dal veicolo, trovandosi faccia a faccia con Capitan America.

- Reed, com’è la situazione? -

- Pessima, Cap: non sappiamo cosa vogliono, hanno armi pesanti e… -

- …e li lascerete perdere. Me ne occupo io. – a parlare è stato un uomo in calzamaglia rosso-blu, appeso ad un palazzo vicino.

- Uomo Ragno! – fa Capitan America.

- Tranquillo, Cap…sono guarito. Ho passato un brutto momento, ma ora è tutto a posto. -

- Mi fa piacere, Uomo Ragno, ma… -

- Non potete affrontarli, ci sono state troppe vittime; voi impedite che ci vadano di mezzo i civili, al resto penso io. -

- Spidey…lassù c’è Johnny… - fa Susan.

- …e Devil, li ho visti. Cercherò di farli scendere, non preoccupatevi, ma state lontani da quei tizi. -

Detto questo, Peter si arrampica velocemente sulla parete, poi spicca un salto verso un altro palazzo e continuando a saltare sale verso la lotta.

Devil non si accorge dei rinforzi in arrivo, mentre combatte contro un Goblin privato del suo aliante. “Ha una forza sovrumana…come gli Scrier…che posso fare?” Improvvisamente qualcosa gli si appiccica dietro la schiena, qualcosa che Murdock riconosce come una ragnatela che lo tira rapida dietro un angolo di un palazzo, tenendolo sospeso a mezz’aria.

- Salve, Matt. Mi sono perso qualcosa? -

- TU! Peter…sei… -

- Sono in me, non preoccuparti. Tu e Johnny dovete andarvene, io… -

- No, Pete. È te che vogliono questi squilibrati, se ti vedono… -

- Devi portare via Johnny…vola in maniera strana… -

- È ferito e non se ne è voluto andare. -

- Prendilo e portalo lontano. Ci sono i FQ qui sotto. -

- È in fiamme e non vuole ragionare, come faccio a… -

Spidey spruzza subito le braccia di Matt con la sua ragnatela, poi fa lo stesso con il costume.

- Trascinalo giù. – fa l’Uomo Ragno, portando Murdock sulla cima del palazzo.

- Tu cosa farai Peter? -

- Io cadrò nella loro trappola. -

Detto questo, Peter salta via, nascondendosi. Matt allora punta la Torcia che sta sistemando alcuni Scrier a tre metri di distanza, poi prende la rincorsa e salta. Quando arriva vicino a Johnny lo afferra con le braccia protette e lo trascina verso il basso.

- Che fai? -

- Ti salvo. Peter è qui, me lo ha chiesto lui. -

- Figlio di puttana…lasciami… -

- Sei ferito, ora farai come dico io… -

Qualche secondo dopo, Peter si è ormai sincerato della salvezza dei due eroi e decide che è il momento. Con un movimento rapido, sbuca fuori da un angolo e salta più in alto che può, facendosi notare dai contendenti di quella assurda lotta.

- Ehi! EHI! Non è me che volete? -

Il Ragno si rende conto di aver capito prima ciò che quei folli avrebbero fatto non grazie al senso di ragno, o non solo. In qualche modo lui è connesso a loro e viceversa, anche ora che smettono di lottare per inseguirlo.

- So dove stavate andando! – grida Peter volteggiando verso l’esterno della città – Ora ci andremo insieme! -

Metri più in basso, i Vendicatori, lo S.H.I.E.L.D. e i FQ assistono inermi alla scena.

 

- È la fine MJ! Cazzo, è la fine! – grida Felicia, avvicinandosi alla sua amica nel buio. I droidi le hanno circondate, ed essendo in superiorità numerica e di forza l’avranno presto vinta.

- Non possiamo arrenderci, Felicia. Dobbiamo…aspetta…questo rumore…dobbiamo uscire, subito!-

- Ma che dici? - 

- Guarda fuori! -

Incorniciato dalla finestre della casa, ad una ventina di metri da essa, Peter salta da un aliante all’altro, colpendo quanti più nemici gli è possibile.

- Tieniti forte, rossa. -

La Gatta Nera punta il suo arpione e trafigge il vetro, interrando all’esterno il rampino, poi afferra Mary Jane e si proietta in mezzo alla massa di droidi, uscendo e distruggendo la finestra. MJ, rialzatasi, incurante dei vetri e della spalla che si è slogata, agita le braccia, chiamando suo marito.

- PEEETEEERRR! -

- Sembra occupato. – commenta Felicia.

Il senso di ragno pizzica all’impazzata.

“Che diavolo ci fai qui MJ?”

Con un volteggio, Peter atterra di fronte a sua moglie, il suo costume è lacero, ma lei ci è abituata.

- Che ci fai qui? -

- Non sei venuto a salvarci? -

- Attente! – grida Peter, spingendo lontano le due donne, mentre gli Scrier e i Goblin saltano giù dai loro alianti. Le schiere di nemici stanno immobili, come se aspettassero qualcosa. Improvvisamente, il senso di ragno avverte l’eroe che qualcuno sta uscendo dalla casa alle sue spalle. È un Goblin, era già lì e ha catturato Norman Osborn che ora è alla sua mercé, circondato dal suo braccio.

- Ciao Pete… - fa timidamente l’industriale.

- Norman… -

Il Goblin si porta in testa alle truppe, poi finalmente il suo sguardo prende vita.

- Un Goblin…cento Goblin…un Goblin…cento Scrier… -

“Chiaro.” Pensa Peter.

- Un Goblin… cento Goblin…un Goblin…cento Scrier… - gridano tutti, mentre Spidey capisce.

“Hanno tutti lo stesso mio congegno nella mente!”

- Esatto, Parker. Molto astuto. – fa il Goblin a capo di tutti, mentre il grande gruppo circonda Peter.

- Tu… -

- Conosco i tuoi pensieri, perché sono ancora nella tua mente. -

- Goblin! Tu! -

- No. NOI! – gridano tutti.

“Non posso aspettare…devo attaccare il capo…forse…” pensa Peter “…ma non posso…Norman è in pericolo, se mi muovo lo uccide.”

- È tutto esatto, insetto. – risponde il rapitore di Osborn – Fai solo un passo e gli spezzo il collo. -

- Morirai anche tu se… -

- Morire? Tecnicamente io sono già morto e ho mille modi per rivivere; questo però era il più divertente. -

- Come ti sei liberato? -

- Io sono ancora nella camera di stasi, la mia mente è libera. La setta dei Goblin ha creato un congegno che trasferisse i miei pensieri nella mente altrui e lo ha piazzato intorno alla villa, ma il congegno non funzionava, gli mancava qualcosa…-

Improvvisamente il Goblin smette di parlare, mentre uno Scrier termina la frase:

-…allora gli Scrier hanno capito cos’era: la magia. Con i loro rituali la mia mente si è svegliata e trasferita nelle loro, dato che si erano impiantati i trasmettitori del mio pensiero, ma per me non bastava, così ho creato con essi un vincolo inscindibile: gli ho fatto preparare una variante della formula di Goblin, che gli ha donato una grande forza, ma che li ucciderà tra qualche ora. –

- Bastardo! Io… -

- Tu sarai morto con loro Parker, e con te la tua bella mogliettina e quella puttanella che sta accanto a lei. Ma prima mi libererai dalla mia cella. -

 

Mary Jane si rende istintivamente conto che suo marito stavolta non può vincere. Con Goblin, c’è sempre stato un pericoloso stallo, ma stavolta non è così. Peter è stanco, indebolito e in svantaggio, lei deve agire. Soprattutto perché ora sa cosa permette a Goblin di comandare gli altri corpi.

 

- Perché io? Perché non farti liberare da uno Scrier o da un Goblin? – chiede Peter.

- Io volevo te. Sei sempre stato il mio discendente. -

- Non ti aiuterò, lo sai. -

- Uccidetelo. -

L’ordine, secco, quasi distratto, sorprende Peter, ma non il suo senso di ragno: con un salto, si salva dalla massa di nemici che gli si riversa contro. Quando atterra, si ritrova da capo, circondato da nemici che combattono all’unisono. Il suo vantaggio è il percepire gli attacchi attraverso il suo congegno danneggiato, ma non può resistere a lungo. I pugni gli fracassano le costole, mentre le gambe gli cedono, ma continua a lottare, stendendo due nemici alla volta, senza ottenere nessun risultato.

-

Una voce bisbiglia veloce e disperata

- I pali…distruggili ti prego! ORA! -

 

 Perché? PERCHÉ? – grida Peter, rivivendo il tormento di Goblin.

- Non c’è mai stato un perché, Parker. – risponde Goblin, con le sue mille voci.

Ormai anche la mente di Peter sta cedendo, mentre il suo corpo diviene suo nemico, anestetizzando il dolore, ma intorpidendo il corpo e i riflessi. Poi, improvvisamente, il dolore finisce. Non c’è modo di descriverlo, solamente dall’eccesso di sofferenza inizia una pace irreale. Il corpo di Peter è inerte a terra, mentre i nemici restano immobili, paralizzati.

- MJ! HA FUNZIONATO! – grida Felicia, stringendo il suo arpione che ha appena trafitto l’ultimo dei cinque pali.

- Si! – grida la rossa – I pali! Quei…maledetti…pali…”intorno alla casa” ha detto Goblin…e io…- non riesce a terminare la frase, sopraffatta dalle lacrime. Corre ad abbracciare Peter, svenuto, ma vivo, a malapena. Si riprenderà, ma sarà dura, lo è sempre.

Osborn si è liberato dalla stretta del suo nemico, e, divincolandosi dalla stretta della gatta che vorrebbe fermarlo, si avvicina al corpo esanime, ma MJ lo scaccia disperata:

- NO! LONTANI DA LUI! COSA VI HA FATTO??? NON HA CHIESTO LUI DI ESSERE COSÌ, NON LO HA MAI VOLUTO! VI PREGO…lasciatelo stare… -

 

Fine 

 

Eh già, fine. Ma la serie continua, oh se continua.

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